Voglio la testa di Ryan Giggs
Solo in due occasioni Sir Alex Ferguson ha fatto visita a un ragazzino di belle speranze per proporgli di giocare nel Manchester United. La prima volta il Grand'uomo ha bussato alla porta di Ryan Giggs, "l'ultimo calciatore gentiluomo", simbolo dei Red Devils dell'ultimo quarto di secolo. Il secondo prescelto è stato Mikey Wilson, giovane promessa locale che, a sedici mesi di distanza da quell'incontro, sarà protagonista del più disgraziato debutto della storia del calcio inglese. Centotrentatré secondi dopo aver toccato l'erba dell'Old Trafford, infatti, Mikey falcia un avversario nel tentativo di rimediare a un assist sbagliato proprio da Giggs, spezzando la gamba del difensore e la sua. E poiché nel calcio "quando ti infortuni diventi un fantasma", la carriera del giovane Wilson termina prima ancora di iniziare. Sedici anni più tardi, Mikey ha perso il controllo della propria vita: alcolizzato, disoccupato e tenuto alla larga dal figlio da un'ordinanza del tribunale, indirizza strampalate richieste d'aiuto agli ex compagni di squadra, tra cui il presunto responsabile del suo fallimento, ormai sulla soglia dell'immortalità. E quando le risposte non arrivano, a Mikey non rimane che un ultimo, folle gesto. Scandita dai brani dei Joy Division e dai cori della Repubblika di Mancunia, la parabola del "piccolo Ryan" narrata dalla voce tragica e comica di Rodge Glass ci ricorda che bastano pochi attimi per infrangere un sogno, mentre l'attesa di una rivincita può durare una vita.