Il sangue di Abele

Il sangue di Abele

La voce postuma di padre Zef, sulla scia di Arcipelago Gulag del grande Aleksandr Solženicyn, rompe il silenzio sulle persecuzioni e sugli abomini perpetrati dal regime comunista di Enver Hoxha ai danni degli ordini religiosi e degli oppositori politico-intellettuali in Albania al tempo della dittatura. Torture, mortificazioni, sevizie, esecuzioni sommarie sono i raccapriccianti scenari dai quali si innalza il desiderio di libertà e la fede di un martire contemporaneo. Dal testo emerge la drammatica verità storica sul vero volto del comunismo albanese: un esperimento di scienziati politici criminali che riduce la nobile nazione balcanica a laboratorio di ingegneria sociale. Un enorme stato-lager dove, in nome dell’utopia ateo-marxista, l’individuo è privato della sua dignità e umanità. Al pari de “Il libro nero del comunismo” il testo si presenta così anche nelle vesti di saggio storico su vicende ancora ignote a gran parte dei lettori occidentali. Padre Zef è un martire che ha vissuto la gran parte della sua vita nelle prigioni comuniste, sottoposto a torture inumane, persecuzioni e sofferenze psicofisiche inimmaginabili. Senza mai piegarsi, nemmeno per un istante, senza mai rinnegare Gesù Cristo, ha accettato con quella forza, che è solo della speranza e della fede, il suo doloroso destino. In queste pagine sono descritte le persecuzioni e le torture messe in atto dal regime ai danni del clero cattolico, degli intellettuali, degli imprenditori e dei commercianti. La prefazione alla edizione italiana è del Presidente Silvio Berlusconi.
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