Death in june. Nascosto tra le rune

Death in june. Nascosto tra le rune

Il primo sospetto l'ho avuto a pagina 59 quando Douglas Pearce afferma "Ho sempre dichiarato che non amo vivisezionare pubblicamente il lavoro dei DIJ. Non lo analizzerò e interpreterò per nessuno ", ci siamo, ho pensato, questo bel tomo non chiarirà un accidente nemmeno questa volta, e così è stato. Scritto da un vero e proprio fanatico dei DIJ il libro latita proprio dove ci sarebbe necessità di maggior chiarezza: cosa ha portato due giovanissimi musicisti militanti dell'estrema sinistra inglese a trasformarsi in corifei di uno strisciante nazismo mai dichiarato apertamente? Secondo l'autore del libro l'abbandono della sinistra estrema da parte di Pearce e Wakeford sarebbe stato causato dalla salvifica visione di un servizio televisivo sull'omicidio di Aldo Moro da parte delle BR e un non ben chiaro sfruttamento della band da parte del RAR (Rock Against Racism) che organizzava i loro concerti di cui si lamenta Pearce alcune pagine più avanti. Da qui la crisi interiore dei due (sic!), l'anno di meditazione e il ritorno vestiti da SS. E' ben vero che all'epoca Pearce e Wakeford erano due ragazzi rispettivamente di 24 e 21 anni e come molti della loro età facili a prendere cappello ma a me sembrano motivazioni estremamente deboli al limite dell'infantilismo soprattutto se viene stesa una spessa coltre su ciò che accadde in quelli che dovettero essere mesi cruciali tra lo scioglimento dei Crisis e la fondazione dei DIJ. Le restanti 370 pagine sono l'appassionata arringa, a volte imbarazzante (il maldestro tentativo di minimizzare e svuotare del suo valore ideologico il periodo di collaborazione con Boyd Rice è a dir poco vergognoso), di Chimenti, un tifoso da curva sud, il quale scrive così a proposito dello smarcamento degli "In The Nursery", duo dark dei gemelli Humberstone, dalle volutamente poco chiare posizioni dei DIJ: "Un comportamento ingrato, per non dire vile e proditorio, che costò loro l'estromissione con biasimo dalla NER (New European Recordings)." Da parte di Douglas Pearce, anni 54 di cui più di trenta passati a fare musica, continuare a giocare sul detto/non detto e su imbarazzanti ambiguità e reticenze mi sembra un atteggiamento intellettualmente disonesto e pateticamente infantile che a me dà ormai solamente la nausea. A rendere ancora meno digeribile il tutto è lo stile di Chimenti: uno sbrodolante susseguirsi di aggettivi stucchevoli e frasi che vorrebbero essere d'effetto ma che risultano solo fastidiosamente noiose quando non inutili. A proposito del brano "The torture garden" scrive: "Un fenomeno di polifonie gravitazionali che si diffondono attraverso gli alambicchi di un canto gregoriano definitivo e gli incensieri di una cattedrale gotica profanata." Consigliato solo agli appassionati.
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