Testo e macrotesto nelle «Dionisiache» di Nonno di Panopoli
Se si volesse tracciare un'ideale storia del genere epico che da Omero giunga ai poeti della Spatantike, il poema di Nonno di Panopoli rappresenterebbe il punto di arrivo di un percorso plurisecolare, e il 'superamento per acquisizione' di tutto (o quasi) ciò che nella letteratura greca è stato concepito e prodotto prima di lui. Un punto di arrivo che tuttavia non coincide ancora con un capolinea, ma che ha indicato il cammino e creato le premesse per la successiva attività creativa, dando prova nell'ambito della storia letteraria antica di quella "poesia della parola 'in movimento'" (S. Averincev), che è insita nell'essenza stessa dionisiaca - e delle "Dionisiache". Gli infiniti episodi in cui si sfrangiano le "Dionisiache" consentono al poeta di ripercorrere idealmente l'intero repertorio mitico e letterario della tradizione greca, alla quale Nonno si rivolge non con la nostalgia dell'epigono ma con l'inesauribile vena dell'innovatore, mettendo a frutto un'arte poetica, capace di avvolgersi su ogni tema e registro con la morbida espansività di un tralcio di vite, che trova il suo canone fondante nella "poikilìa".
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