Comunista? La chiave linguistica dell'originalità di Gramsci
Il valore della riflessione linguistica di Antonio Gramsci ha avuto una nuova, indiretta e inaspettata, conferma: il premio Nobel Amartya Seri ha ipotizzato che Gramsci sia stato, tramite l'economista italiano Pietro Sraffa, un inconsapevole interlocutore di Wittgenstein e l'ispiratore di molte delle idee contenute nelle "Ricerche filosofiche". Inoltre: perché il comunismo italiano del dopoguerra è stato, per molti aspetti, uno strano comunismo? Tanto da sedurre la borghesia liberale del nostro paese? E ancora: la facilità di adattamento della classe dirigente italiana dell'ex PCI all'assetto politico-culturale nato col collasso del 1989, come si può spiegare? La risposta potrebbe trovarsi nella filosofia della politica del fondatore del partito comunista italiano? Questo libro mostra come i "Quaderni" e le "Lettere dal carcere" furono pensati con elementi concettuali provenienti da culture liberali e, in particolare, spiega quanto la formazione e la cultura glottologica di Gramsci abbiano plasmato la sua teoria dell'egemonia e degli intellettuali.
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