Ischia, largo Croce. Diario di uno scugnizzo al tempo dell'occupazione anglo-americana
Quella di Nunzio Albanelli è davvero una memoria estesa e prodigiosa. Virtù della quale è consapevole. Il professore e poi preside, ex seminarista orfano di guerra, fervente cattolico, con questo memoire celebra il localismo con un flusso infinito di ricordi nel quale mescola, in maniera incalzante, la nostalgia e la gioia di vivere. Una narrazione fittissima, che si incunea nei meandri di un luogo piccolo che si apre a raggiera perfetta, come in certe utopiche architetture rinascimentali, a partire dalla naturale agorà che, tuttora, è nel cuore vecchio d'Ischia: Largo Croce, epitome di un mondo e dei suoi abitanti. Vivi o non più, ma "rivisti". Centinaia di volti che sfilano, tra scorci e carte gialle, vedute e cartoline, simboli e icone esemplari del mutamento che oggi si può verificare, per comparazione, tra l'isola di una volta e quella di oggi. Si viaggia, sfogliandola, in un'immensa galleria fotografica, calda, in bianco e nero, che scandisce i singoli capitoli.
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