La via lattea dei greci e dei romani. Manlio, Astronomica, I 666-804
"Se mai ti giunse stupore nel petto osservando il cielo interamente diviso da un largo circolo"... sono le parole con cui Arato introduce la descrizione della Galassia nei suoi "Fenomeni". La meraviglia dell'osservatore è al centro anche dei versi che Manilio dedica alla Via Lattea nel I libro degli "Astronomica", dove la candida striscia galattica stimola nello spettatore sia una reazione emotiva sia un'indagine razionale volta a comprenderne l'essenza. Molti sono stati i tentativi di spiegarne la natura, ma la bianca strada del firmamento ha conservato nei secoli il proprio alone di mistero. Solo quando, agli inizi del XVII secolo, Galileo ebbe l'intuizione di puntare il cannocchiale verso il cielo, aprendo le porte all'astronomia moderna, le discussioni dei filosofi vennero messe a tacere. La letteratura fiorita attorno alla Via Lattea connette gli aspetti fondamentali della cultura antica, e lo studio di un argomento specifico ci conduce verso tematiche che rivelano la mentalità di un popolo: le credenze sull'aldilà e sul destino dell'anima, la rappresentazione del divino, lo sviluppo dell'indagine scientifica, il rapporto tra mitologia e conoscenza razionale.
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