La maya dei notturni
Ho poche opinioni, ed eccone una: meglio morire in fogna imperiale che vivere in regime di plutocrazia bestiale. Meglio i fuochi della sacra rivolta, accesi nella notte brutale che il volgere di un comodo declino, sotto un sole artificiale. Perché non siamo fatti per adorare lo sterco dei potenti; benché questo sia scandalo per le telesioni del regno... Niente rivoluzioni niente ghigliottine niente dominus teco o diavolerie parrocchiali niente canzoni per i pirati inchiodati all'albero maestro di nessuna Odissea. Noi siamo l'albatro colpito a morte, l'agonia celeste del firmamento vuoto, i poeti selvaggi scansafatiche ed ebbri tumulato nell'esilio dei lunguaggi. e le baldracche rovinate da eccessi atroci... Tra classicismo e postmodernismo, i versi lirici e taglienti di un poeta dell'hinterland milanese.
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