Ebrei italiani di fronte al «razzismo»
La pubblicazione del decalogo degli scienziati razzisti sul quotidiano "Il Giornale d'Italia", il 15 luglio 1938, è rivelatore di un più complesso e articolato progetto politico intrapreso dal Governo Mussolini. Un disegno animato da un solo interesse: creare le condizioni per fare accettare agli italiani una guerra che Hitler vuole scatenare a tutti i costi. Anche se ciò significa sacrificare il passato, il presente e il futuro di decine di migliaia di connazionali ebrei, molti dei quali si sono riconosciuti nel fascismo e nei suoi ideali. A denunciare il fatale abbraccio avvenuto tra le due ideologie è, con alcune settimane di anticipo sulle leggi razziali del novembre 1938, un giovane italiano nato in Tunisia: Maurizio Valenzi. Le sue preoccupazioni di ebreo e di antifascista le affida a un opuscolo firmato con lo pseudonimo di Andrea Mortara, pubblicato nell'ex protettorato francese, giunto clandestinamente anche in Italia. Una lucida analisi anticipatrice di una tragedia che, pochi anni dopo, trascinerà nel vortice della Shoah i destini di sei milioni di ebrei europei.
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