Chi non ha avuto perdono
Le poesie di Aldo Ferraris hanno bisogno di spazio, fisicamente restano sospese in alto sulla pagina, frammenti di vetro uniti dalla sintassi. Il bianco è un confine che si fa laguna, entrando tra le parole, dividendosi in tanti canali, avvolgendo sostantivi e verbi, aggettivi e avverbi, rimanendo in comunicazione per dare corpo ai versi. Le parole ricorrenti nelle poesie di Ferraris sono sole, cielo, fumo, luce, ma non hanno nulla di mistico, sono invece un canto di vita, tenero, che cercano malinconicamente di "correggere l'imperfezione del mondo". Nei versi di Ferraris si rincorrono parole fatte di corpi che, nell'urtarsi, diventano impalpabili per somigliare maggiormente a ciò che ricordi la vita e quello che viene dopo. Sono posti di ristoro, soste necessarie per chi vive il continuo esilio dell'esistenza. Ogni oggetto, cosa, respiro diventa necessità, punto di riparo per nascondere la paura in una sorta di "penombra dell'infanzia".
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