Harvard Business Review vol.6
Due sono le posizioni prevalenti, nel dibattito permanente sulla capacità di competere delle imprese italiane nei mercati globali. La prima sostiene che occorre dare una urgente accelerazione agli investimenti in ricerca e sviluppo, migliorare l'intero sistema della ricerca, pubblico e privato, e accrescere i livelli di istruzione per creare nuovi talenti, trattenere quelli che ci sono e attirarne di nuovi da altri paesi. La seconda ritiene, invece, che l'Italia non debba cercare di seguire la strada di altri paesi e puntare a eccellere nella ricerca, nelle nuove tecnologie, nelle scienze e nei sistemi avanzati, bensì fare leva sulle specificità del tutto italiane della piccola impresa fortemente creativa e flessibile, sull'adattamento di tecnologie importate, sui servizi turistici o alla persona, sul migliore utilizzo delle professionalità esistenti. Il tema dell'innovazione è ampiamente trattato in questo numero della rivista: un articolo di McGrath e Keil rileva che spesso le nuove iniziative di business falliscono senza che le aziende riescano a estrarre il benché minimo valore dall'esperienza, e consigliano metodologie più articolate per valutare successi e fallimenti. L'articolo di Guido Feller tocca invece proprio il tema dell'innovazione nelle imprese italiane e, dopo avere analizzato la situazione, avanza una proposta strategica per rilanciare innovazione e competitività.
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