L'amore, la morte e il basilico. La cucina marsigliese di Jean-Claude Izzo
Leggere Izzo vuol dire entrare in un rapporto di pelle con certe strade, locali, con un'umanità disperata, pulsante, che non possiamo fare a meno di amare. Vuol dire farsi assorbire dagli odori: quello del basilico, delle spezie che si trovano nei mercati rionali; ma anche odore di voluttà, di sangue. Effluvi pregnanti che ricordano l'Oriente. Esperienze estreme e accecanti: violente come la passione, la morte, il cibo. Quest'ultimo, in particolare, diventa veicolo di sentimenti, di cultura, richiamo a un istinto primordiale; musica a cui si torna per nutrirsi come fece Ulisse conil canto di Ligea. Il cibo nelle sue valenze allegoriche rispecchia le infinite contraddizioni di cui è ricca l'esistenza umana: amore e odio; vita e morte, bene e male, ma anche la capacità di sussumerle e quindi di superarle. Le mette insieme tutte, le comprende nel tentativo di conciliarle, alla ricerca della felicità possibile. Questo il significato della ridondante attenzione che Izzo ha nei confronti della cucina e che fa della lettura dei suoi romanzi un'esperienza anche sensuale che passa attraverso l'evocazione di continue suggestioni gustative. (Prefazione di Massimo Carlotto)
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