Io non lascio traccia. Storie di invisibili. I centri di prima accoglienza in Italia

Io non lascio traccia. Storie di invisibili. I centri di prima accoglienza in Italia

Io non lascio traccia. Storie di invisibili. I centri di prima accoglienza in Italia: Una barca, a mezzo miglio dalla costa, si capovolge a seguito di un incendio e muoiono 365 persone. I superstiti parlano di due navi che, tra le due e mezza e le tre di notte, puntano i fari sulla barca e se ne vanno. A detta dei superstiti, una di queste è una nave militare. C'è anche un documentario che lo testimonia. Alle sei del mattino qui c'era una gruppo di amici che doveva partire per una battuta di pesca, esce e sente delle voci: iniziano a salvarli e chiamano la Guardia Costiera. La Guardia Costiera arriva con un ritardo di 45 minuti. Da qui, che è il porto, al luogo del naufragio ci sono cinque minuti di navigazione. Si giustificano dicendo che nel tragitto hanno perso tempo a raccogliere persone in mare. Qui non c'è una vedetta, ce ne sono sei o sette. Poi c'è la Guardia di Finanza, ci sono i Carabinieri e tutti hanno le loro vedette. E parliamo di 45 minuti di ritardo: i soccorritori, che dicono questo, vengono completamente screditati e isolati. Non vengono neppure ascoltati, ritenute persone che non sanno andare in mare. Confuse.
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