Storia del mio breve corpo
Con questo memoir in frammenti Belcourt traccia la propria storia personale nel tentativo di riconciliarsi con la realtà in cui è venuto al mondo. «Il poeta Billy- Ray Belcourt, nativo americano e queer, si racconta in un romanzo crudo e senza censure. Tra discriminazioni, suicidi e suprematisti bianchi che cercano sesso online per sentirsi padroni» - Nadeesha Uyangoda, Robinson «Storia del mio breve corpo pone il lettore al centro di una lotta molto importante — con il linguaggio, la sessualità, la razza e la realtà coloniale del Canada, oltre che con l’amore, la gioia, e una vita trascorsa in comunione con l’arte. Questo libro parla del tentativo di rimanere saldi negli spazi che ci siamo ricavati, mentre percepiamo l’impossibilità di farlo davvero e ci chiediamo se, forse, non sarebbe meglio evitare. Un’autobiografia appassionata e vivida su intelletto e cultura, sulla carne che subisce assalti, ma conserva la vera luce» – Sheila Heti «Billy-Ray Belcourt usa la propria dimestichezza con il linguaggio e la forma, in quanto contenitori di memoria e nostalgia, come veicoli di verità rispetto a un passato che ancora sta sbocciando. Adoro quei libri in cui gli autori trattano se stessi e la propria storia con cura e delicatezza, e questo ne è un magnifico esempio» – Hanif Abdurraqib Inaugurate da una lettera a nôhkom, la nonna con cui l’autore è cresciuto nella riserva della Driftpile Cree Nation, in Canada, queste meditazioni ci invitano a esplorare la realtà di un’esistenza queer e il mondo spezzato in cui le popolazioni indigene ogni giorno si muovono. Belcourt ce ne illustra le contraddizioni, svela i soprusi subiti per mano dei colonizzatori e valorizza la gioia che, ciononostante, continua a sbocciare. Tra prime infatuazioni e delusioni amorose, sperimentazione sessuale e desiderio d’intimità, scopre nella scrittura uno strumento per sopravvivere ed elaborare la propria complessità. Storia del mio breve corpo non è solo una profonda riflessione su memoria, genere, rabbia, vergogna ed estasi, ma anche un viaggio emotivo che apre gli occhi su una realtà troppo spesso dimenticata e uno sguardo ottimista verso il futuro delle popolazioni native. Mettendosi a nudo con incredibile sincerità, tramite una scrittura lirica e originale, Belcourt si posiziona al centro di un fitto dibattito letterario sulle sfaccettature dell’identità nordamericana contemporanea avviato da autori quali Ocean Vuong, Claudia Rankine e Tommy Orange.