Roma nazista. Le «brutali amicizie» nelle memorie di un testimone e protagonista
In Italia, quella che per oltre quarant'anni è stata la glaciazione resistenziale-comunista ha condizionato l'editoria italiana in maniera intimidatoria, e di conseguenza le testimonianze che non fossero di origine partigiana o legate all'allora PCI, subirono un destino purgatoriale che le confinò sbrigativamente nel revanscismo fascista. Tra le varie pubblicazioni che si susseguirono quasi alla macchia per oltre vent'anni dalla fine della guerra, ci sono le memorie di un colonnello delle SS di stanza a Roma tra il 1937 e il 1943, Eugen Dollmann, interprete di Himmler e di Hitler, raffinato umanista, scrittore e intenditore d'arte e storia. Arruolato per meriti linguistici nelle SS, Dollmann traversò "dall'interno" i momenti fatali che si susseguirono tra la conferenza di Monaco e il crollo della RSI partecipando a eventi di portata storica, come la firma della resa tedesca agli alleati, da lui stesso sollecitata al generale Wolff. Sono innumerevoli i personaggi e i fatti che fanno parte di questa sagra insieme grottesca e spaventosa che fu l'Italia dell'intervento e della disfatta. Vi passano tutti i protagonisti che associamo a fascismo, nazismo e guerra civile: da Hitler a Mussolini, da Heydrich a Bocchini, da Himmler a Kappler, da Ciano a Kesselring: tutti conosciuti, frequentati e addirittura, talvolta, "manipolati" da quello che sulla carta era solo un ibrido tedesco conosciuto come interprete, ma che in realtà si rivela un autentico protagonista della nostra storia recente.
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