Il vento e la cetra

Il vento e la cetra

"Luigi Pruneti appartiene alla stirpe dei cercatori di aletheia, crede fermamente nella Chimera che, del resto, gli ha già concesso i suoi favori. Calzato il sandalo iniziatico di Edipo dialoga con la Sfinge alle porte di Tebe e, gran ierofante e poeta, affida al vento la sua palinodia in onore degli dei. In onore di Pan, innanzi tutto, del divino aulete, che muta l'ora canonica nell'eterna immobilità dell'attimo rivelatore; ma il canto successivo è per Orfeo, teologo della zoe, in cui ricompone l'epifania del fanciullo divino [...] Conclude la silloge poetica con una Iside dolente, che china sul corpo dello sposo, per un attimo invoca l'umano dolore per comporre il suo lutto divino [...] Non il trono stellato vicino al sole, non la maternità [...], non la magia di cui costudisce il segreto potranno riempire il vuoto lasciato da quel dio che Iside Amava [...] Anche questo è il chiuso trovar le caras rimas, il linguaggio segreto del Gran Ierofante." (Estrapolato e riadattato dal saggio introduttivo di Maria Concetta Nicolai)
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