Rio ari o. Luca Carboni. 40 anni tra musica e arte
“Rio ari o…” Con queste tre parole cominciava "Ci stiamo sbagliando", la traccia divenuta presto celebre di Luca Carboni. Era il 1984 e il testo dell’iconica canzone raccontava con rara intensità di ragazzi che camminavano sul mondo con i piedi di piombo; di commesse dei negozi del centro che vivevano mezze giornate e no, non erano fate; di ladri di mille lire, che cercavano il modo di non morire e far passare la notte; di cento milioni di cuori e cento milioni di matti, pronti a graffiare per poi fare le fusa, come i gatti. Insomma, "Ci stiamo sbagliando" raccontava l’Italia di ieri, con un intimismo magico capace di farsi storia universale in cui immedesimarsi. Raccontava l’Italia di ieri intercettandone a pieno lo spirito dei tempi e, forse, anticipandone quelli a venire. Questa capacità e profondità, del resto, ha sempre avuto la poetica e musica di Luca Carboni: una parabola artistica cominciata a metà degli anni ’70 e proseguita per quasi mezzo secolo diventando la colonna sonora esistenziale di moltissimi fan. "Rio Ari O" è anche il titolo del catalogo della mostra curata da Luca Beatrice e dedicata ai 40 anni tra musica e arte di Luca Carboni. A esprimersi (anche) con le immagini Luca ha cominciato fin da subito, fin da quando si rese conto dell’importanza e dell’attenzione che doveva dedicare alle cover dei suoi album. Colori, foto, lettering: tutto esigeva armonia, così come le parole e le note di una canzone. E allora, matita, acrilici, tempere, china e pennarelli alla mano, Luca ha iniziato a disegnare, raffigurare, pitturare, e ha continuato a farlo lungo tutta la sua carriera di cantautore.
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