Mai sulla bocca
Giorgio ha quarant'anni, insegna all'università e ha una moglie, Luisa, che non ama. Ha una madre invadente, un gatto e un migliore amico, Marco, con cui parla soprattutto di teologia, calcio e disturbi gastrici. Il racconto di una quotidianità ordinaria, che conosce solo la fatica della noia, subisce una svolta quando finalmente Giorgio riceve i fondi per portare avanti una ricerca antropologica sul sesso a pagamento. Inizia così a trascorrere le giornate in compagnia di donne di ogni origine e formazione, che contatta online e accettano di raccontargli la nudità degli uomini che incontrano. Una nudità che scopre essere smascheramento dell'arroganza e della vigliaccheria e allo stesso tempo una liberazione dalle aspettative e dai ruoli che loro stessi, gli uomini, hanno contribuito ad assegnarsi. Le storie che raccoglie lo portano sulla soglia di una solitudine maschile che impara a riconoscere come propria, fatta di desideri taciuti e di incuria verso le proprie fragilità, di una ricerca pietosa della soddisfazione gratuita, perché, capisce, non è in denaro il prezzo più alto che si è costretti a pagare per sentirsi vivi. Sembra chiudersi un cerchio, il passaggio a un livello successivo di consapevolezza che gli consentirà di cambiare il corso della sua esistenza e del suo matrimonio, finché un giorno Luisa gli comunica di essere incinta e lui si trova a chiedersi di chi sia questo bambino. Perché Giorgio è sterile. E Luisa non lo sa.