La modella di Klimt. La vera storia del capolavoro ritrovato

La modella di Klimt. La vera storia del capolavoro ritrovato

Libro candidato da Gian Arturo Ferrari al Premio Strega 2021«Questo dipinto di Klimt è una estrema confessione.» - Vittorio Sgarbi Piacenza, dicembre 2019. Sono trascorsi dieci anni da quando si è spento Stefano Fugazza, l'indimenticato direttore della Galleria d'arte moderna Ricci Oddi, e fervono i preparativi per la mostra che lo celebrerà. A curarla è stato chiamato Gabriele Dadati, che era il più stretto collaboratore dello studioso nell'ultimo periodo della sua vita. Quando l'allestimento è ormai concluso, avviene un fatto clamoroso: a distanza di ventitré anni dal furto, fa la sua ricomparsa in città "Ritratto di signora" di Gustav Klimt. Un capolavoro divenuto celebre nella primavera del 1996, quando si scoprì che il maestro viennese aveva inspiegabilmente dipinto due volte la stessa tela, e che fu sottratto al museo pochi mesi dopo in maniera rocambolesca. La notizia fa il giro del mondo. Dal «New York Times» alla BBC, da «Le Figaro» allo «Spiegel»: tutti ne parlano. Sembra quasi un risarcimento ideale per la memoria dello storico dell'arte, che a lungo aveva convissuto con il dolore e l'umiliazione per quella vicenda. Ma chi rubò l'opera? Chi l'ha restituita ora, infilandola in un sacco della spazzatura e nascondendola in una nicchia sporca e umida? E prima ancora: chi è la donna ritratta in due momenti diversi da Klimt? Qualcuno è depositario delle risposte a tutte queste domande. Con lui, all'indomani dell'inaugurazione, Dadati trascorrerà una lunghissima giornata. Scoprendo nelle sue parole una vicenda incredibile e struggente che inizia a Vienna nel 1910, attraversa tutto il Novecento e arriva fino a noi. Tra verità e menzogne.Proposto da Gian Arturo Ferrari al Premio Strega 2021 con la seguente motivazione: «Gabriele Dadati ha scritto un romanzo sorprendente. Ruota intorno a un’opera d’arte, ma l’arte è qui vista con una angolatura bassa, umile, lontana da ogni titanismo. La povera ragazza del ritratto è il contrario del fasto dorato e inquietante che siamo soliti associare a Klimt. Il filo, tinto di giallo, del racconto corre per quattro generazioni scandite da vicende drammatiche, ma tutte, come dice uno dei protagonisti, senza amore, in un’apparente freddezza. Il romanzo narra l’estinzione di una grande capitale culturale, Vienna. Ma lo fa senza l’abituale retorica, attraverso oggetti, ambienti, circostanze di uso e pratica comune. Tutta questa cornice dismissiva è fatta in realtà per esaltare il mistero di cui il libro parla senza mai enunciarlo apertamente: quello della creazione artistica, unico riscatto dalla desolazione e dall’angustia della vita.»
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