Crescita economica, disuguaglianze e peso della malattia
Nei paesi ad alto reddito, tra cui il nostro, le condizioni di salute risentono dell'invecchiamento della popolazione e di una transizione epidemiologica verso malattie non trasmissibili che interessa anche soggetti in età lavorativa. A tali fenomeni di lungo periodo si sommano poi gli effetti della recente crisi economica e del conseguente approfondimento delle disuguaglianze. Il risultato è un aumento generalizzato di morbilità e comorbidità. Dal punto di vista economico, si tratta di un problema grave e ancora da comprendere nei suoi molteplici risvolti. Nell'ambito delle teorie della crescita, si comincia a considerare la salute come una forma di capitale al pari di quello fisico e umano. Esiste inoltre una letteratura ormai consolidata sulla correlazione tra degrado socioeconomico e "salute disuguale". Il dibattito, tuttavia, si concentra sull'aspettativa di vita, un indicatore solo in parte adeguato, il cui incremento marginale si associa in realtà a un beneficio minimo. Più opportuno è invece il ricorso al concetto di "peso della malattia", che qualifica lo stato di salute dell'intera popolazione, e alla metrica ad esso associata, i DALYs (disability adjuisted life years), che misurano gli anni di buona salute persi a causa di malattia e morte prematura. I dati sull'Italia ne dimostrano l'efficacia per la valutazione del fabbisogno di salute e della sostenibilità del sistema sanitario. Ci si interroga su quali dovrebbero essere gli interventi dei tecnici e dalla politica e su come attuarli, tenendo conto che la crisi del nostro paese da contingente potrebbe trasformarsi in strutturale.
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