Sommamente invitante è la tastiera
Fra le quarte di copertina d’autore che disseminano la storia editoriale italiana, quelle di Giorgio Manganelli si possono considerare un piccolo tesoro unico nel genere. Nel parlare di Calvino, Toti Scialoja o di se stesso, attrae verso il proprio mondo quella che Roberto Calasso ha chiamato «un’umile e ardua forma letteraria»: la stesura della quarta, appunto. Estremamente interessante la differenza di approccio fra i testi scritti per i libri altrui (ed è la parte Manga per altri, preceduta da un Intermezzo dedicato al Morgante di Pulci) e quelli volti a presentare le prime edizioni delle proprie opere (Manga per sé). Essa dà modo di apprezzare lo scrittore nella sua veste professionale di consulente e redattore – impeccabile – e in quella più personale, nella quale allenta il guinzaglio al proprio inconfondibile stile e compie, nel commentare un titolo, un’azione che è già artistica più che didascalica. Manganelli non si limita a descrivere, ma «fa strage dei suoi libri e, alla fine, si diverte», come giustamente riconosce la figlia Lietta nella Nota di lettura. Insomma, come forse fa in ogni sua riga, Manganelli scrive le quarte a modo suo. Sta proprio qui il valore (e il gusto) di questa raccolta, materiale per bibliofili, lettori esigenti e per chiunque trovi un’intima soddisfazione incontrando una pagina letterariamente perfetta e umanamente complessa, come fu il suo autore.