I musei civici archeologici della Toscana
"Nell’estate del 2021 le Gallerie degli Uffizi hanno organizzato un ciclo di incontri dedicati ai Musei Civici Archeologici della Toscana, nel cui ambito i direttori e i custodi di questo incredibile patrimonio descrissero a un pubblico affascinato, appena uscito dalle clausure imposte dal Covid, l’inaspettata ricchezza di luoghi così vicini eppure così poco noti ai cliché del turismo toscano. È stata un’autentica sorpresa, a cominciare dal sottoscritto, scoprire che località come Montopoli, Dicomano, Campi Bisenzio o Piombino, nomi che poco o nulla dicono all’industria del turismo di massa, custodissero collezioni archeologiche che nulla hanno da invidiare alle più celebri raccolte statunitensi o europee. Credo, però, che sia stata una sorpresa non meno grande per il nostro pubblico apprendere che anche mete ben note al Grand Tour turistico toscano, come San Gimignano, Volterra e Cortona, fossero ancora in grado di offrire qualcosa di non scontato e al riparo dal main stream turistico di quelle magnifiche cittadine. Sono convinto, infatti, che proprio partendo dalle sale, purtroppo spesso così vuote, di questi musei civici sia possibile ripercorrere la millenaria storia di quelle terre, osservando da un punto di vista del tutto nuovo città e paesi che eravamo convinti non ci riservassero più sorprese. Quel ciclo di conferenze (e questo splendido libro che ne è il risultato) è un ulteriore, importante, tassello di una politica di valorizzazione del territorio che le Gallerie degli Uffizi possiedono come parte integrante del proprio DNA. Sin dalla fine del XIX secolo, opere provenienti dai depositi degli Uffizi presero la via di chiese, conventi ed edifici pubblici toscani e italiani, quasi a dare concreta attuazione a quella “restituzione al popolo” del patrimonio artistico mediceo voluta dall’Elettrice Palatina. In anni più recenti, le Gallerie hanno sempre avuto ben chiaro questo compito, perseguito con le iniziative legate al “museo diffuso”, promosse negli anni Ottanta e Novanta del secolo scorso da Antonio Paolucci, e che, da ultimo, hanno assunto forma strutturata e capillare con il progetto “Uffizi diffusi”. Sono sempre stato convinto, infatti, che fosse una politica culturale giusta e illuminata “spendere” la fama che la nostra Istituzione ha a livello planetario per restituire a quei luoghi e musei della nostra regione, sorprendentemente ancor oggi da qualcuno definiti “minori”, la visibilità e la notorietà che meritano, con la speranza di poter contribuire in questo modo alla nascita di un turismo più maturo e consapevole nell’interesse di Firenze e di tutta la Toscana". Introduzione di Eike Schmidt.
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