La linea di minor resistenza
"«Carlottina, vieni qui, porta il tuo strumento: ti devo dettare una cosa» mi disse mio padre una mattina di maggio piena di sole di due anni fa. Mi sedetti accanto a lui con il computer sulle ginocchia e aspettai. Non sapevo cosa avesse in mente, pensavo a una lettera o a un breve articolo di costume, ma quando cominciò mi resi subito conto che si trattava di ben altro. Le parole gli uscivano rapide, una dietro l'altra, senza pause, senza incertezze. E via via prendeva forma una ballata lunga una vita, la sua vita. Non si interruppe mai, se non per accendersi una sigaretta, non mi chiese mai di rileggere il testo e così, di getto, nacque "La linea di minor resistenza". Quando smise mi guardò e mi chiese «Allora, che te ne pare?» Ero stordita, la forza delle parole mi aveva completamente avvolta, a tratti anche turbata fino a commuovermi. Quei versi delineavano con limpida e struggente chiarezza il confuso percorso di noi tutti, ignari guerrieri sul sentiero della vita, pronti a combattere il nemico strenuamente per poi lasciarci andare sfiniti ma appagati, sulle sponde di un pacifico ruscello, riprendendo infine il cammino verso una meta ignota ma inesorabile. «Papà, è bellissimo! Un piccolo capolavoro!» risposi quasi sotto voce. Lui mi sorrise indulgente e mi disse: «Ora non esageriamo... L'avevo in testa da vent'anni, ma non ero mai riuscito a scriverlo. Forse perché non era ancora il momento. Però mi devi promettere una cosa: lo farai pubblicare solo dopo la mia morte». E io ho mantenuto la promessa." (Maria Carla Fruttero)