Povera mucca

Povera mucca

"Per poter leggere 'Povera mucca' di Margherita Coldesina bisogna fare un salto indietro nel tempo e immergersi in una corrente letteraria chiamata Patafisica [...] «la scienza delle soluzioni immaginarie, che accorda simbolicamente ai lineamenti le proprietà degli oggetti descritti per la loro virtualità». In Povera mucca l'enunciato primario della Patafisica, ovvero l'equivalenza dei contrari (per citare Boris Vian) risuona con tutta la sua immaginifica presenza. Il linguaggio è tanto aperto quanto sfuggente e inafferrabile, talvolta profondamente oggettivo quanto disarticolato. La portata tellurica è l'estetica dell'assurdo combinata alla continuità di quel linguaggio la cui origine vocale si relaziona con l'ipotesi gestuale: il risultato è la segmentazione ricombinata, lo spostamento della struttura che regge i limiti della dimensione inventivo-comunicativa del linguaggio stesso. Liberata dalla morsa della logica, la realtà non ha più nulla di reale: la realtà non è realistica, e l'immaginazione ha la stessa consistenza (reale) di un macigno, ma è un macigno alato. La segnaletica delle nostre percezioni viene stravolta e ci troviamo in un territorio ignoto. Il coraggio è il senso dell'avventura nel volersi perdere nello spettacolo pirotecnico delle effusioni mentali contro tutto ciò che ci vuole statici. La poesia di Margherita Coldesina è scienza delle identità immaginarie, è l'azione che guida alla soluzione amoreggiante con il controsenso e con gli attriti. Ma non appena si alzano gli occhi al cielo, tutto torna puro." (Dalla prefazione di Fabiano Alborghetti)
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