Il mare mi ha deposto dalla croce. Mediterraneo
"Ho proposto ad alcuni immigrati che sono ospiti a Milano di esprimere pensieri, desideri. Mi premeva conoscere il loro punto di vista. Così è nata la sezione Lettere che introduce questo libro, con testimonianze pubblicate nelle traduzioni dal francese, dall'arabo, dall'inglese. È la migliore, la più toccante prefazione che io potessi desiderare per un libro che raccoglie una sfida: filtrare attraverso lo sguardo della poesia lirica aspetti della maggiore tragedia del nostro tempo: civile, economica, politica. Queste poesie sono dedicate anche a loro: Mame, senegalese; Imane e Mohamed, dal Marocco; Zeren, tibetana. Migranti, che apre la raccolta, immagina di dare voce ad alcuni sventurati protagonisti di questa tragedia. Il Mediterraneo è diventato l'incolpevole carnefice e un immenso cimitero per migliaia di persone che aspiravano a una vita migliore o, semplicemente, a una vita. [...] Urne è l'esito, in poesia, di una campagna epigrafica condotta, sul finire degli anni Settanta, da mio padre. Ho provato a coniugare i contenuti letterari e iconografici di alcune urne cinerarie superstiti, avvalendomi dei suoi studi, per fare riaffiorare qualche voce: erano, i più, liberti, schiavi affrancati, ai quali era affidata la gestione, insieme ai servi, delle ville e delle relative aziende agricole. Lavoravano per conto dei proprietari che erano, in qualche caso, gli stessi imperatori. Molti erano stati tratti dai mercati oltremare degli schiavi. Nel Mediterraneo fioriva il traffico di esseri umani. Sono passati solo venti secoli..." (dalla nota dell'autore)
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