La città interiore
“Un libro da cui è difficile staccarsi.” - Cristina Taglietti, Corriere della Sera È il 4 maggio 1945. Un bambino sta trasportando una sedia tra le macerie di Trieste liberata dai nazifascisti ed è diretto al comando alleato, dove lo attende suo padre – dal cognome vagamente sospetto,Covacich – sottoposto a un interrogatorio. E quella sedia potrebbe scagionarlo. Sempre Trieste, 5 agosto 1972. I terroristi di Settembre nero hanno fatto saltare tre cisterne di petrolio. Un bambino, Mauro Covacich, tra le gambe di suo padre (il bambino che trascinava la sedia ventisette anni prima nella città liberata), contemplando le colonne di fumo dalle alture carsiche sopra la città, chiede: “Papà, semo in guera?” Mauro Covacich torna nella sua Trieste, con un libro dal ritmo incalzante, avventuroso romanzo della propria formazione, scritto con la precisione chirurgica di un analista di guerra e animato dalla curiosità di un reporter. La città interiore è la cartografia del cuore di uno scrittore inguaribilmente triestino; è il compiuto labirinto di una città, di un uomo, della Storia, che il lettore percorre con lo stesso senso di inquieta meraviglia che accompagnava quel bambino del 1945 e quello del 1972; un labirinto di deviazioni e ritorni inaspettati, da cui si esce con il desiderio di rientrarci.