Con questo libro Covacich racconta un intreccio di storie, quella della sua famiglia, quelle di alcuni scrittori, di un famoso/sconosciuto musicista e lo fa usando come filo rosso (o come metronomo) una città. E non una città a caso ma quella Trieste definita eppure così sfuggente, dall’identità fatta dal non avere un’identità univoca. Una città che, in questo libro, diventa una specie di cartografia interiore, una geografia dell’anima oltre che canovaccio reale di luoghi e storie.
Continua a leggere...