Raffaello in guerra. I capolavori salvati dalle razzie e dalle bombe. Una storia memorabile di Resistenza italiana
Libro candidato da Raffaella Morselli al Premio Strega 2021Nel 2020 ricorrono i 500 anni della morte di Raffaello. E anche i settantasei dell’epico salvataggio di uno dei capolavori dell’artista rinascimentale: L’Estasi di Santa Cecilia. L’opera, con altri trentacinque dipinti della Pinacoteca di Bologna, fu caricata su un camion per essere portata lontano dalla guerra. La vicenda è pressoché inedita. All’operazione parteciparono i massimi storici dell’arte del tempo. Il camion con il suo carico, diretto nel deposito segreto dell’Angolo Morto (il Lago Maggiore), attraversò le linee tedesche, evitò i bombardamenti alleati, ma fu fermato dal grande fiume. Il Po non era attraversabile. Nella notte del 26 giugno 1944 l’unico ponte percorribile era stato abbattuto, e il camion che trasportava Raffaello, Giotto, Parmigianino, Reni, del Cossa e Piero della Francesca si ritrovò nell’inferno delle colonne naziste bloccate sugli argini. Un racconto rocambolesco di soldati senza armi, firmato dal giornalista Stefano Scansani, direttore della «Gazzetta di Reggio», che ricostruisce quell’episodio e – insieme – il combattimento dell’arte contro la guerra, in prima linea per la cultura e la difesa del patrimonio artistico. Il testo propone un’appendice di Marco Scansani con una sezione con immagini, storia e importanza delle opere più significative salvate dagli “allontanatori”.Proposto da Raffaella Morselli al Premio Strega 2021 con la seguente motivazione: «Raffaello bonum est in salutem. È con queste parole, in un latino umanistico che oltrepassa le differenze linguistiche e storiche, che Scansani fa terminare il racconto dei due giorni di viaggio di Gian Alberto Dall’Acqua, il 17 e il 18 luglio 1944, per portare La Santa Cecilia di Raffaello, e altre cinque pale d’altare, compreso lo stocco dei Bentivoglio, da Bologna all’angolo morto, ovvero sul lago Maggiore, in salvo dalla guerra. La Santa Cecilia di Raffaello, capolavoro in bilico tra due secoli, già reduce di un altro massacrante trafugamento napoleonico a Parigi, questa volta è caricata su un camion nella afosa notte padana, senza una bava di vento, e affronta l’avventuroso passaggio del Po, privato dei suoi ponti dai bombardamenti. L’autore ridà corpo alla vicenda immedesimandosi in Dall’Acqua e, con lui, ripercorre quelle strade e quei crocicchi tra Revere, Ostiglia, il Po, dando corpo, oltre alla paura degli incontri, a un mondo notturno soffocante “come un catino d’acqua calda”. “La dispersione crea una prostrazione identitaria”, scrive Scansani in un linguaggio evocativo ma al tempo stesso meticcio, con le cadenze di chi in quella terra ci è cresciuto, e qualunque salvataggio è una tessera della nostra storia che ci è stata consegnata.»