Platone e l'Europa

Platone e l'Europa

Quando, nel 1972, Jan Patočka viene collocato in pensione d’ufficio dal regime comunista cecoslovacco, alcuni suoi allievi lo esortano a tenere clandestinamente delle conferenze per mantenere vivo il suo prezioso magistero. Ne nasce un primo ciclo seminariale strutturato, a cui successivamente sarà conferito il titolo di Platone e l’Europa in virtù della centralità che in esso assume il problema dell’Europa, della sua origine e della sua eredità. Constatando la miseria spirituale che attanaglia l’epoca contemporanea, il pensatore boemo invita gli interlocutori a interrogare il senso stesso dell’essere europei, riconducendolo alla matrice originaria di ogni riflessione: l’indagine filosofica. Centrale nell’analisi risulta, di conseguenza, il pensiero di Platone e il suo esplicito richiamo alla cura dell’anima, autentico germe e pilastro della vita e della storia dell’Occidente. Platone e l’Europa, oltre a rappresentare un’opera fondamentale della filosofia novecentesca, costituisce ancora oggi una provocazione e un appello rivolto a quella dimensione interiore che unicamente è in grado di arginare il declino e lo svilimento dell’umano esistere.
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