L'angelo di Sibilla. I templari, re Guglielmo III e il suo tesoro, nella certosa di Serra San Bruno
Tre secoli bui nella storia della Certosa detta allora di Santo Stefano di Serra. Buio voluto? Perché i monaci dovettero lasciare la Casa serrese dove dimoravano sin dalla fondazione e abbandonare la Tomba del loro santo fondatore? Perché il convento serrese fu affidato ai monaci cistercensi e non, magari, ad un altro Ordine? Quale arcano mistero indusse Celestino III ad operare tale scelta? Insomma un muro di silenzio, o di omertà se volete, lungo tre secoli e mezzo. Finalmente questo muro di oscurità viene rotto o quanto meno intaccato con l'auspicio che possa definitivamente venir giù con ulteriori studi E Lomorandagio, alias Girolamo Onda da Serra San Bruno, che ci offre questo documento prezioso che vuole essere "un pezzo di silenzio rubato alla vera storia". E ormai acclarato che, addossata al muro perimetrale del complesso monastico, è esistita la residenza - fortezza estiva voluta da Ruggero I in quanto benefattore, si può dire, delle opere del Santo. E attorno a questo imponente edificio ruota l'indagine. Cosa è accaduto? In che consiste il mistero? Onda indaga su questo lungo tempo coperto da silenzi e interrogativi e lo fa con meticolosità e dovizia di particolari supportati da inconfutabili riferimenti bibliografici e soprattutto confortato da richiami tecnico-architettonici originari e ricostruiti che in un certo senso costituiscono testimonianza del tempo.
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