A Birobidžan io ci sono nato. Storia di un «ebreo a metà» nella prima Israele
Isaac ha un rapporto ibrido, confuso e distaccato con le proprie origini, sentendosi a volte quasi imbrigliato in qualcosa che tutto sommato non lo riguarda da vicino. Lui si percepisce come un ebreo a metà, sia per via di quello scarso senso di appartenenza, sia per un motivo più rigorosamente religioso, dato che sa fin troppo bene che nell'ebraismo prevale il rapporto matrilineare. E sua madre non era ebrea, lo era il padre, ovvero il figlio di suo nonno Jacob. Non ha conosciuto i genitori, suo padre ebreo, sua madre no, forse atea, ma non gli è dato di sapere. Tenta una scalata sociale con tutte le sue forze, sa bene che essere un membro effettivo del KGB può dargli più di qualche chance, così si getta nel tristemente noto servizio segreto russo, ma la cosa lo tormenta, sa bene che se suo nonno Jacob lo scoprisse, per entrambi si aprirebbe una ferita insanabile. Mal sopportando le contraddizioni del suo retaggio, Isaac si ritroverà così combattuto tra il suo ruolo nel KGB e l'affetto che prova per il nonno, l'unica persona che si sia mai occupata di lui, alla ricerca di un'identità che sembra farsi sempre più difficile da trovare.