Il sentiero dei papaveri
Nella periferia povera e violenta di una città senza nome (potremmo anche non essere in Italia...), c'è il Bar del Capitano. Entra un uomo. Non ha un nome, ha un passato fatto di niente: vive col padre che lo mantiene, soffre di attacchi di panico, ha fatto pochi lavoretti che ha abbandonato, anni prima ha scritto un libro che è stato un fiasco, 49 copie vendute e poi ha un ricordo che lo perseguita. Si siede, il proprietario del bar, che tutti chiamano il Capitano, lo raggiunge e gli dice: «Ti stavo aspettando.» Lui si spaventa, cade in trance e racconta, rivivendolo, il ricordo che lo perseguita da sempre al Capitano, che gli dice «Tu sei uno scrittore, ti chiameremo così, Scrittore.» È un bar fuori dal tempo, quello, non c'è nemmeno la televisione. È un bar dove si raccontano storie e dove si fa il gioco dei nomi diversi, ognuno ha un soprannome, una sorta di battesimo giocoso. Il Capitano ha un segreto che è la sua forza: ogni mattina, all'alba, percorre il sentiero dei papaveri.