Vasco Ascolini, Capitali della Cultura. Fotografie 1980-2013. Ediz. italiana, inglese e francese
C'è un fotografo italiano che è l'unico, insieme a Cartier-Bresson, di cui abbia scritto sir Ernst H. Gombrich, così come Jacques Le Goff, le cui fotografie sono state definite "eccezionali" da F. Zeri, di cui A. C. Quintavalle ha collegato la poetica alla messa in scena della scultura e ai gesti del teatro Kabuki, che è Cavaliere delle Arti e delle Lettere della Repubblica Francese. Eppure, il motto nemo propheta in patria gli calza a pennello, perché in Italia resta pochissimo conosciuto. Si chiama Vasco Ascolini ed è nato a Reggio Emilia nel 1937. Negli anni Settanta Ascolini partecipa alle lezioni di Quintavalle dell'università di Parma, dove si riscopre la fotografia americana e gravitano personaggi come Mulas, Veronesi, Chiaramonte, Ghirri. Quando inizia a collaborare stabilmente con il teatro municipale della sua città, parallelamente al lavoro di commissione intraprende un percorso di confronto tra il linguaggio della fotografia e quello del teatro, e muovendosi sulla scorta delle riflessioni teoriche che proprio Mulas aveva svolto su questo tema, anticipando le Verifiche, Ascolini ne sancisce l'irriducibilità. Tuttavia, proponendo una critica del complesso concetto di "vera fotografia di teatro" espresso da Mulas come punto di massimo avvicinamento dei due linguaggi, perché pur sempre inadeguato, Ascolini ricrea completamente l'evento scenico. Le fotografie di uno spettacolo di Lindsay Kemp del 1979 sono definite da H. Gernsheim «superbly expressionist», e sono il punto di partenza di uno stile del tutto personale e inconfondibile. Edizione trilingue italiano, inglese e francese. Il copyright delle traduzioni è di Vasco Ascolini.
Al momento non disponibile, ordinabile in 3 settimane circa