Tutto quello che potevo dare. I mille volti di Monica Vitti
«Un medico mi disse che con le corde vocali arrugginite che mi trovavo potevo fare tutti i mestieri, tranne quello dell'attrice. "Se lo racconta in giro - gli gridai - io m'ammazzo", e mi buttai per terra a piangere come una pazza». Intensa, bellissima e profondamente determinata, Monica Vitti dava così, in poche battute, la misura di vocazione, passione e dedizione che la legavano alla scena, sin da ragazza, quando era andata anche contro le aspettative della famiglia nel desiderio di costruirsi un futuro su misura delle sue fantasie. Così, poi, ha fatto, diventando «il quinto colonnello della commedia all'italiana», come è stata definita, unica donna tra Sordi, Manfredi, Tognazzi, Gassman. Nata a Roma il 3 novembre 1931, con il vero nome di Maria Luisa Ceciarelli, e scomparsa il 2 febbraio 2022, a novant'anni, dopo una lunga malattia che la teneva da tempo lontana dai riflettori, negli anni l'attrice ha conquistato il pubblico, tra teatro, cinema, televisione. Molti i grandi ruoli e film divenuti poi iconici, da Il deserto rosso a La ragazza con la pistola, da Amore mio aiutami a Dramma della gelosia (tutti i particolari in cronaca). Senza dimenticare Ninì Tirabusciò, la donna che inventò la mossa, La Tosca, Teresa la ladra, Polvere di stelle, L'anatra all'arancia e molti altri. Musa di Michelangelo Antonioni, più volte compagna di scena di Alberto Sordi, indimenticabile accanto a Gigi Proietti e ad altri grandi e grandissimi della scena, ha contribuito a raccontare e diffondere una nuova immagine femminile, moderna, indipendente e lontana da canoni imposti e tradizione. Un viaggio dal sogno di diventare attrice, maturato a quattordici anni, alla formazione teatrale, dal doppiaggio all'esordio sullo schermo, fino alla consacrazione, per scoprire tutti i "volti" della diva.
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