Tutto questo è blues. Roberto Formignani, una vita a ritmo di musica tra il Mississippi e il Po
Roberto Formignani si innamora da giovanissimo del blues, universo scoperto grazie ai dischi jazz del padre e a quelli rock del fratello maggiore. Compra la prima chitarra a dodici anni, passa i pomeriggi chino sullo strumento e cerca di riprodurre i suoni che escono dal giradischi posizionato accanto a lui, ma non c'è niente da fare: non riesce. "Dopo mesi e mesi di prove e strimpellamenti mi sembrava di non arrivare da nessuna parte, così lasciai perdere" racconta Formignani. Non è un addio, solo un arrivederci. Un paio d'anni più tardi si ributta a capofitto sulla sei corde e non smette più. Incontra l'armonicista Antonio D'Adamo, diventano inseparabili, e insieme fondano la Mannish Blues Band. Le prove in garage, i primi concertini nei locali fumosi di Ferrara e provincia e poi la chiamata a "Quelli della notte", programma cult di Renzo Arbore. Il gruppo inizia a girare parecchio, suona prima di B.B. King a Pistoia, sale su palchi importanti e conquista piazze prestigiose a livello nazionale. Nel corso del tempo le vite e i gruppi cambiano, la storia fa il suo corso, ma Roberto resta fedele al suo strumento. Per anni suona in giro per l'Italia con Dirk Hamilton e Andy J. Forest, incide dischi con i Bluesmen. Nel 2000 diventa presidente dell'Associazione Musicisti di Ferrara, ruolo che ricopre tuttora. Dalle prime jam session in un casolare sul Po al tour dei Liberation Project con Phil Manzanera, passando per trasferte improbabili, avventure e canzoni, Formignani ripercorre una vita vissuta a tempo di blues.