Un' azalea in via Fani. Da Piazza Fontana a oggi: terroristi, vittime, riscatto e riconciliazione
Nel 1978 Giorgio Bocca parlava delle radici catto-comuniste del terrorismo addossandone la colpa alle "due Chiese", come le chiamava lui - quella cattolica e quella comunista -, che educando al massimalismo avrebbero creato le premesse per la lotta armata. L'autore ha raccolto questa provocazione e ha svolto una lunga e accurata indagine per raccontare la complessità di quegli anni, che videro nascere in parallelo associazioni e movimenti cattolici e organizzazioni eversive, attraverso scenari inediti ai quali la cronaca e la storiografi a non hanno prestato, a oggi, la dovuta attenzione. Il libro è diviso in capitoli che vivono ognuno di vita propria: la vicenda di piazza Fontana - che accelera la deriva violenta di una generazione - e la morte del commissario Calabresi, l'azione di Prima Linea, la storia completa delle Brigate Rosse (con il racconto di Franco Bonisoli e Alberto Franceschini) e le dinamiche proprie del terrorismo di destra. Contiene il racconto delle antiche radici comuni fra movimenti cattolici e futuri brigatisti a Milano, al quartiere romano di Centocelle, a Reggio Emilia, e la scoperta della fede per molti di loro, una volta usciti dal carcere, o all'impegno nel volontariato. Guardando al caso Moro, in parallelo ai sequestri Dozier e Cirillo, restano aperti tutti gli interrogativi sulle circostanze che ne impedirono la liberazione. Il filo conduttore viene fornito proprio dall'insegnamento di Aldo Moro e ci dice che la sconfitta della lotta armata - e l'antidoto perché non riaccada - è nella corretta attuazione dei valori della Costituzione più che nelle leggi speciali, nel perdono delle vittime più che nel desiderio di vendetta, nella carità "spiazzante" più che nella repressione, nella ricerca della verità che porti a una memoria condivisa più che in nuove contrapposizioni ideologiche.