I «poteri privati» delle piattaforme e le nuove frontiere della privacy
«Una delle tante definizioni della società attuale è quella di "società delle piattaforme". Pur con tutti i limiti propri di ogni generalizzazione, tra le tante proposte questa è quella che coglie, più di ogni altra, un dato caratterizzante il contesto attuale: la centralità del potere assunto dalle piattaforme, in un ambito che non si limita più soltanto al mercato ma investe, più in generale, i diritti civili, sociali e politici. La società delle piattaforme è tale perché esprime e, al tempo stesso, esige una nuova antropologia e, con essa, un sistema giuridico che sappia distinguere la doverosa neutralità tecnologica dall'inammissibile indifferenza rispetto ai profondi mutamenti sociali indotti dal digitale. Interrogarsi sulla sostenibilità giuridica, sociale, persino etica dell'assetto attuale significa quindi, in primo luogo, confrontarsi con la capacità del diritto di governare il mutamento sociale, in tutta la sua complessità e il suo vorticoso dinamismo. Tra le grandi questioni su cui il digitale ci interroga - e non da ora - la più dirimente è quella dell'assetto dei poteri nel contesto attuale, cui questo volume vuole dedicare una serie di riflessioni, articolate su piani distinti ma coordinati nel fine di analizzare come il binomio potere-responsabilità stia mutando a fronte delle profonde innovazioni indotte nell'ordinamento, nelle relazioni, nel costume sociale, dalla tecnica. Il ruolo centrale assunto dalle piattaforme nel sistema attuale (emerso in maniera deflagrante con la sospensione degli account Facebook e Twitter di Donald Trump sino al termine del mandato, a seguito dell'assalto al Congresso), è tale da configurarle quali veri e propri poteri privati. Riprendendo la distinzione del compianto Cesare Massimo Bianca , potremmo qualificare i poteri privati come autorità di fatto che tuttavia, proprio in questa fase, la più recente legislazione europea (approvata o in fase di approvazione) sta tentando di disciplinare come autorità, almeno in parte, "di diritto". Come avremo modo di chiarire nel prosieguo - e come i contributi di questo libro puntualmente dimostrano -gli interventi europei di questi ultimi anni muovono infatti dall'esigenza di normare, circo-scrivendoli, i poteri sempre più estesi delle piattaforme, ascrivendo loro corrispondenti responsabilità funzionali alla garanzia dei diritti fondamentali incisi, in varia misura, dalla loro azione. In un contesto, quale quello attuale, in cui l'acquisizione di beni, la fruizione di servizi, l'accesso alla conoscenza e all'informazione, i rapporti sociali sono necessariamente intermediati da piattaforme le più varie, il loro ruolo diviene invero centrale per l'esercizio, da parte dei cittadini, di diritti fondamentali, di cui i titani della rete rischiano di divenire arbitri dal potere insindacabile, autolegittimantesi e superiorem non recognoscen(te)s.» (dall'introduzione)
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