Il processo come situazione giuridica. Una critica del pensiero processuale. Prima parte
«In un passo delle "Betrachtungen eines Unpolitischen", una delle più strenue esplorazioni mai tentate nei recessi dell'anima germanica, Thomas Mann distingue l'opera "venuta su da sé" da quella "fatta": il "cresciuto" alla tedesca, frutto di un irruente e indomabile prorompere e il "formato" alla latina risultante, invece, da una ordinata, paziente raccolta e conservazione. La contrapposizione mi sembra utile per accostarci a quello che, a mio avviso, è forse il vertice della letteratura processualistica del secolo scorso: "Der Prozei als Rechtslage. Eine Kritik des prozessualen Denkens" ("Il processo come situazione giuridica. Una critica del pensiero processuale") di James Paul Goldschmidt, edito a Berlino nel 1925. Quello, appunto, in cui il "cresciuto" dà di sé una delle prove più notevoli nel campo giuridico. Un lavoro in cui si compie un'accumulazione quasi gravitazionale di idee, che Goldschmidt - lo avverte egli stesso nella prefazione - sentì venire a sé e fremere sin da quando cominciò a occuparsi di diritto processuale, ma che soltanto con la tempesta del primo conflitto mondiale poté davvero afferrare e costringere in concetti precisi. (...)» (dall'introduzione)
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