Diritto penale dell'ambiente
A due anni dall'uscita della seconda edizione si impone un aggiornamento sostanziale del manuale. La l. n. 68/2015 ha introdotto nel corpo del codice penale un nuovo e corposo titolo VI-bis dedicato ai delitti contro l'ambiente, imprimendo - almeno apparentemente - al sistema penale ambientale una connotazione marcatamente codicistica ed ecocentrica, in controtendenza con la storica vocazione contravvenzionale e antropocentrica. Il bene "ambiente" è apparso di rango così elevato da essere posto a fondamento di una disciplina penale integrata, composta da fattispecie sostanziali, aggravanti, misure ablatorie, pene accessorie e norme processuali ad hoc: una sorte di minicodificazione "verde" a presidio della nostra "casa comune", per richiamare la potente espressione impiegata dal Papa nella "Enciclica Laudato Si'". Il nuovo assetto di tutela, imperniato su delitti di danno o di pericolo concreto, ha suggerito significative innovazioni anche della "parte generale", specie in tema di beni e tecniche di tutela. D'altro canto anche il d.lgs. n. 152/2006 è stato toccato da talune modifiche: su tutte l'introduzione del delitto di combustione illecita di rifiuti (art. 256-bis), la riformulazione della disciplina sull'AIA, il nuovo sistema di classificazione dei rifiuti (l. 116/2014) e la modifica della definizione di produttore. La giurisprudenza ha proseguito nella sua opera di interpretazione, decisiva per la delimitazione di molti istituti e requisiti di fattispecie.
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