Il suicidio
Sotto l'impatto della performatività sempre rinnovata delle scienze sperimentali sul vivente, si sta ricomponendo la questione metafisica della "fine" che la filosofia profana aveva elaborato nella seconda parte del settecento in Europa. La nuova questione di cui testimonia il suicidio è quella della ricomposizione di questa filosofia della "fine", ricomposizione che ritroviamo nelle scienze della natura o nelle scienze sociali. Sempre formulata come una questione di "etica", la questione però che si pone e che rinnova, anzi trasforma, le riflessioni relative al suicidio, attiene alla questione metafisica, cioè alla questione della verità e del tempo. Infatti, se dei contrasti etici appaiono quando viene introdotta la questione della "fine" (vita) è perché questa "fine" diviene incerta, ambigua, oscura, particolarità di cui testimonia in tutta chiarezza e senza nessun'ambiguità il linguaggio. Posso dire che ci troviamo ancora in un mondo vecchio, quello della filosofia profana del tempo, voglio dire nella filosofia della "fine" intesa come un tempo, ma che siamo anche già in un mondo nuovo, quello della filosofia dell'infinita fine. Sempre presentato, spiegato, come il conflitto primario tra trascendenza religiosa e trascendenza profana, non riusciamo a percepire il mutamento metodologico che attraversa le nostre conoscenze, sempre sotto l'impatto delle scienze sperimentali sul vivente, e ciò a prescindere dalle credenze varie.
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