Diritto e desiderio. Riflessioni biogiuridiche
Questo volume intende concorrere alla fondazione di un biodiritto autenticamente dialettico. L'habitus dialettico, innanzitutto, impone di basare le argomentazioni non sulla postulazione ma sulla confutazione e, quindi, su ragioni che resistano al vaglio confutatorio; inoltre, chi contribuisce al volume aderisce ad un modello antropologico negletto tanto nell'epoca contemporanea quanto in quella moderna, dominate l'una dall'uomo tecnologico e l'altra dall'homo faber. L'uomo che viene qui posto al centro delle riflessioni biogiuridiche, che vediamo afferrato dai drammi delle situazioni di fine e di inizio vita, è l'uomo dialogico, colui che sa di non sapere e che per questo è consapevole di essere costitutivamente in rapporto con gli altri. Quest'uomo è chiamato a "honeste vivere", a rispondere dialetticamente delle sue scelte, delle sue decisioni. Lo deve fare tanto più nel nostro contesto culturale nel quale una urgenza si presenta con le sembianze dell'implacabilità: quella di difendere la fragilità umana dalle conseguenze dell'assurgere del desiderio a fondamento dei diritti costituzionalmente protetti. L'intento che anima il progetto editoriale è quello di provare che, se il diritto si identifica con la tutela del desiderio, non vi è possibilità di bio-diritto, né all'inizio né alla fine della vita. Non resta, infatti, spazio per la cautela, per la misura, per la precauzione ma solo per l'agire a-responsabile del più forte.
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