Uccidere senza odio. Pedagogia di guerra nella storia della gioventù cattolica italiana (1868-1943)
Virilità - guerra - "bella morte": associato alla giovinezza a partire dalle guerre della rivoluzione francese e consolidato in quelle nazional-patriottiche, quel nesso fu riproposto alle generazioni giovanili che attraversarono gli ultimi decenni dell'800 e i primi quarant'anni del '900. Ne fu influenzato anche il mondo giovanile cattolico: questa ricerca ricostruisce in particolare il messaggio educativo rivolto dal ramo giovanile dell'Azione cattolica italiana agli iscritti e ai militanti che, tra il 1868 e il 1943, si confrontarono con le guerre contemporanee. Quando all'inizio del '900 la Gioventù cattolica iniziò ad assumere dimensioni di massa, venne elaborato un modello di virilità considerato capace di portare il giovane soldato non solo ad adattarsi alla guerra, ma ad eccellere al massimo nelle virtù militari: proprio in quanto addestrato al combattimento interiore e al ferreo controllo degli impulsi sessuali, era pronto anche sul piano personale a reggere la fatica di uccidere e la disponibilità ad essere ucciso. Esempio e guida per i compagni nelle micidiali violenze delle guerre novecentesche. Il libro ripercorre lo sviluppo di questo paradigma, le argomentazioni pedagogiche e il discorso pubblico con cui l'associazione andò configurando, nelle diverse congiunture storiche, la sua collocazione all'interno della nazione.