Il soggetto dell'inconscio e la cura. Autismo e psicosi nell'incontro quotidiano con il reale
La domanda è: perché prendersi cura del soggetto dell'inconscio per curare il bambino e l'adolescente autistico, psicotico, ecc.? Perché non limitarsi alla cura della persona? Perché il soggetto si determina al di là della maschera (latino: per-sonàr=maschera) attraverso cui si esprime. Inoltre è meglio accogliere e curare questo soggetto quando è piccolo perché è lì che si annida tutta la speranza possibile della società civile e della famiglia. Meglio accogliere in istituzione un bambino quando la Legge della castrazione può ancora annodarsi al suo desiderio per esempio, piuttosto che aspettare che la pulsione arrivi a scombinare questo annodamento o ad impedirlo o a renderlo più complesso. E dalla differenza e dalla diversità che nasce il soggetto (dell'inconscio). Anche il sapere si annida nello spazio della differenza tra un elemento e l'altro. Un sapere mai afferrabile appieno. Un soggetto mai incontrabile completamente, come avviene con lo psicotico, con l'autistico, ecc. La bellezza di un libro sta nel libro non scritto, insegna Giorgio Agamben. La bellezza della cura sta nel reale che sfugge, insegna J. Lacan. Una bellezza da costruire, giorno per giorno, accettando il registro intrattabile ed incurabile del reale che angoscia e fa godere a un tempo. E di questo reale e dei soggetti che hanno la fortuna e l'onere di incarnarlo, che si tratta nel libro. In loro e grazie a loro, gli operatori hanno molto da imparare.