Aggressività e sessualità. Il rapporto figura/sfondo tra dolore e piacere
Nel 1942, anno in cui scrisse l'Io, la fame e l'aggressività, Fritz Perls gettò le basi della Terapia della Gestalt allontanandosi dal modello psicoanalitico. In quel libro sviluppò il concetto di aggressività dentale e criticò il primato della libido di Freud, affermando che, prima del sesso, gli organismi viventi sono guidati dalla fame. Il tema dell'aggressività venne affermato con forza. Da quel momento ebbe inizio un fenomeno curioso: il fatto che Perls avesse spodestato la libido dal trono di forza primaria degli esseri umani, ha fatto sì che, progressivamente, i gestaltisti si siano sempre meno interessati alla sessualità, come se essere messa al secondo posto, tra gli istinti fondamentali, fosse equivalso a spostarla agli ultimi. Qualcosa di simile è avvenuto con l'aggressività: la scoperta dell'aggressività dentale, in qualche modo, ha fatto sparire tutte le altre forme di aggressività, come se di colpo non avessero più importanza. E arrivato il momento di riequilibrare la relazione tra aggressività e sessualità, chiarendole entrambe in termini relazionali.