Psicologi in ospedale. Percorsi operativi per la cura globale di persone
Un ospedale moderno è davvero attento ai bisogni emotivi di pazienti e familiari? Esiste un ospedale "psychologically correct? Chi sono i medici, gli infermieri, i direttori, come persone, prima che come professionisti? A cosa serve uno psicologo in ospedale? Come vi agisce un terapeuta familiare? Come ricordare che ogni ammalato ha una famiglia e che ogni malattia è sempre familiare, per impatto, ricadute e risorse? Tale consapevolezza come muta l'approccio operativo? La medicina è sempre più personalizzata ed attenta ai bisogni soggettivi dei pazienti. Riconosce il ruolo dei fattori emozionali, psicologici, relazionali sul decorso delle patologie organiche come parti integranti del sistema-individuo. Scompare la concezione della malattia come singolo oggetto di cura a favore di un'ottica globale, in cui la relazione è il nodo centrale nei processi clinici. L'approccio sistemico appare necessario per governare il processo di umanizzazione delle strutture sanitarie. Tale mutamento radicale - culturale, tecnologico e di politica sanitaria - trova però molte resistenze a tradursi in modelli operativi sistematizzati. Agli psicologi non spetta solo la cura degli aspetti emotivi, né possono da soli mutare il sistema ospedaliero eppure il nostro contributo è imprescindibile. Il volume è rivolto a psicologi ma anche a medici, operatori ed, altresì, a manager e direttori ospedalieri, per confrontarsi in un dialogo pluridisciplinare con un modello ed un'esperienza operativa originale.
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