Codice del processo amministrativo. Norme complementari
Una nuova edizione del Codice del processo è sempre da considerare quale fruttuosa occasione per meditare sulla materia stessa della Giustizia Amministrativa, attivo segnalatore dei mutamenti storici della realtà istituzionale italiana (ribadendosi il mantra, già avvertito, delle api rispetto all'Ambiente). A ciò si aggiunga che gli innesti nel presente volume sono sia dettati dalle novelle cui il legislatore mette «mano», ma altresì (vale rimarcarlo) dall'intenso lavorio giurisprudenziale e comunitario, compartecipe dell'attuale sistema a «rete» e preziosamente selettivo nel riflettere sugli istituti giuridici sostanziali e processuali. Basti qui citare la sentenza n. 4990 del 15 luglio 2019 del Consiglio di Stato che soffermandosi sul difficile rapporto fra G.A. e «fatto» («Nel processo amministrativo ha dato luogo ad un articolato dibattito l'accertamento del fatto produttivo di effetti giuridici descritto dalla norma ....») pone all'attenzione del lettore l'art. 7, primo comma, del d.lgs. 19 gennaio 2017, n. 3 che, in attuazione di una direttiva europea, ha anche previsto, al secondo periodo, il precetto per cui il sindacato del giudice del ricorso comporta la verifica diretta dei fatti posti a fondamento della decisione impugnata. Si crea così un felice circuito fra giurisprudenza ed interpreti, ricomprendendo fra questi anche i curatori dei codici, i quali, come per il presente volume, hanno prontamente registrato il «valore» delle norme segnalate dai provvedimenti giurisdizionali e dalle note di commento della dottrina, massimamente dandogli risalto. Si vuole, in altri termini, offrire una ulteriore chiave di lettura di una nuova edizione di un codice: all'esigenza primaria dell'aggiornamento (qui estesa fino al corrente anno 2019) anche il proficuo effetto derivante dal monitoraggio di quanto le Corti, sul piano dell'ermeneutica, elaborano.
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