Il cavaliere di Parigi
Forse Clint, ammantato di quest'aura principesca, da messia cherubino molto diavolo, altri non è che un ne(r)o "sbiancante" le notti delle ambiguità... Risorto in tutta la sua grandiosità magnificente, redentrice e illuminata dalla nera, tetra, sbriciolante, cupissima prigione di Alcatraz da cui, vittoriosamente folgorante, erto in mordace, poderosissima forza combattiva, fuggì nell'infondere l'urlo catartico, impetuoso, irrefrenabile, saggio, limpido, sacro e vendicativo alle pure, splendenti anime degli innocenti ribelli, ché furono scelleratamente scheggiate, segregate, avvizzite, saccheggiate a fuoco lento, terrorizzate nelle lor vibranti, lucenti emozioni più vitali, un uomo furente, un (non) morto vivente, sì, agguanterà i sogni perduti degli emarginati e dei cuori fragili, sull'orlo del (de)perimento, nel suo titanico, scultoreo, gagliardo elevarli in fulgidi bagliori castiganti i mortificanti, (in)frangibili carnefici che seviziarono il lor sanguigno, stupendo splendore, nato cristallino... Nell'antro silente delle scure lune meandriche, un uomo, rispuntato dal buio, (t)ergerà le paure dei vinti non ancor però arresisi, soffiando sulle lor anime esangui, ossute e dissol(u)te nel leggiadro, guerriero intingerle di brama salvifica, a ribaltamento estasiante degli essi vivono...
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