Terzo millennio (Er)
La poesia è un genere di letteratura non sempre apprezzato nel modo migliore. Il vernacolo lo è ancor meno. Ma se un autore sente di poter dire qualcosa di significativo utilizzerà i suoi propri mezzi, sia culturali che lessicali. Ecco qui c'è una varietà di poesia, dal sonetto ai versi sciolti, sempre, però, tenendo presente che il dialetto non è un sottoprodotto della lingua madre, ma un vero e proprio "cordone ombellicale" con le proprie origini, che l'autore non intende recidere. Non è un tornare indietro nel tempo, non è nostalgia per qualcosa che non c'è più, come è scomparso quel "popolino" che tanto bene Giuseppe Gioachino Belli riuscì a rappresentare. No è più semplicemente l'esigenza di non far morire un idioma, che già da tempo, per fattori che non è qui il caso di analizzare, è in parte "imbastardito" proprio per un uso "improprio" e per l'abuso di espressioni non dialettali ma passate, anche nella "grande" stampa, come tali.
Al momento non disponibile, ordinabile in 3 settimane circa