Assurdi e diversi
Nel rapporto omologazione-diversità costitutivo del nostro panorama sociale, gli Assurdi (maggioranza) e i Diversi (minoranza) rappresentano due poli antropologici alternativi e complementari. Accettare l'omologazione sociale con le sue assurde modalità, o (perlomeno) tentare di recuperare spazi personali di libertà: questo è il dilemma. Lo scrittore si rivela debitore, per sua stessa ammissione, di quel Teatro dell'Assurdo (anni '50-'60, ma ancora così attuale!) che ritiene parte fondamentale della sua formazione non solo teatrale, ma anche culturale e artistica. "Quando misi in scena il teatro di Jonesco, pensavo che la visione del mondo di quell'autore (come di Beckett o di Pinter) fosse un po' esagerata, quasi surreale. Oggi mi accorgo che invece si è del tutto realizzata nella nostra contemporaneità. Quella modalità esistenziale all'insegna dell'incomprensione reciproca, dell'irrazionalità e della frammentarietà, che pensavamo transitorie, è diventata la nostra realtà quotidiana. Quel Teatro dell'Assurdo è diventato il nostro teatro quotidiano." In questi testi (a due voci o monologanti, ma anche nella prima persona della voce narrante dei racconti, come delle poesie) trovano posto non solo la difficoltà o l'impossibilità della comunicazione, ancora tipica del mondo attuale, ma anche l'assurdità, l'ironia, l'umorismo, il grottesco, i desideri repressi, la ribellione, la nostalgia, la poesia, insieme a quel bisogno di libertà e di verità che è in ognuno di noi.
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