Come eravamo...

Come eravamo...

Se qualcuno chiedesse a Giovanni Di Micco quale sia il suo posto preferito, tra tutti quelli possibili e immaginabili lui risponderebbe senza esitazioni: il cimitero monumentale del Verano, per la tranquillità e il silenzio. Adora andarci a studiare fino all'ora in cui deve presentarsi al lavoro, lì nessuno gli dà mai fastidio: non ci sono ragazzini urlanti e maleducati che giocano a pallone proprio vicino a lui, né coppiette di fidanzati che si sbaciucchiano o che litigano, distraendolo. Non incontra gente che fa chiasso. Sono tutti silenziosi, quasi compassati, consapevoli del luogo in cui si trovano. Vedendolo seduto con un libro in mano, nessuno fa domande o lo guarda storto; alcuni sorridono appena, altri gli lanciano occhiate perplesse come a chiedersi cosa, un ragazzo della sua età, faccia tutte quelle ore in un posto simile... non ha amici?, e passano oltre. Giovanni lascia in pace tutti e tutti lasciano in pace lui, tranne oggi. Sulle prime non capisce che i due ragazzi, di cui uno bruno e paffutello, e l'altro diafano e con i capelli rossi, seguono proprio lui; ma, dopo un po' che gli stanno dietro, comincia ad avere qualche sospetto. Entrambi si sforzano di tenere il suo passo, tuttavia non accorciano mai le distanze per non allarmarlo. "Cosa vorranno?" si domanda, sbirciandoli con la coda dell'occhio.
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